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Democrazia digitale

Intervista al Prof. Avv. Marco Mancarella su eVoting ed iVoting in Italia

Oggi abbiamo l'onore di intervistare Marco Mancarella, Avvocato esperto in diritto dell’Amministrazione digitale e diritto delle nuove tecnologie noché Professore di informatica giuridica e informatica della Pubblica Amministrazione presso l’Università del Salento. Attraverso il suo progetto Salento eVoting 2013  ha sperimentato il voto elettronico messicano in due Comuni del Salento.

Come prima domanda Le chiederei quali sono le ragioni che l’hanno portata a specializzarsi nel campo dell’eGovernment e sui temi dell’eVoting ed iVoting? Qual è oggi la Sua missione?

Sarebbe splendido avere una risposta immediata alla Sua domanda, che in realtà non ho. Ma Lei stimola in me una riflessione nuova, mai avviata. Quindi La ringrazio, e tento di rispondere.

Penso che ogni linea di ricerca applicata che tento di portare avanti con il mio team nasca da due forti stimoli: l’insegnamento del mio Maestro, prof. Donato Limone, uno dei primi in Italia, se non il primo, ad avere una visione della nostra materia, l’Informatica giuridica, con forti basi teoriche ma estremamente pratica, nella quale il “prodotto” della ricerca debba sempre essere visibile; poi, secondo stimolo, la mia origine salentina, terra ultima ad est ma piena di potenzialità da sfruttare, umane e, oramai, tecnologiche. Il connubio di questi due stimoli mi ha portato a tentare di “innovare” a partire dal Sud. Innovare, verbo a volte scomodo, soprattutto al Sud, con la speranza di stimolare sempre più la curiosità per l’eGov e l’eVoting/iVoting anche in altri contesti nazionali e non. Obiettivo raggiunto, vista la riflessione che ho avuto modo di stimolare in Grecia e Albania, come anche l’attenzione di Messico e Brasile al Progetto Salento eVoting, con il quale abbiamo prima realizzato, nel 2013, un referendum elettronico in due paesi della Provincia di Lecce utilizzando la tecnologia messicana e poi avviato, nel 2014, una sperimentazione eVoting effettuata alla presenza dell’allora Vice Presidente del Parlamento Europeo on.le Gianni Pittella e poi con il Vice Ministro dell’interno on.le Bubbico.

Nell’ultimo anno abbiamo seguito con interesse il possibile voto elettronico in Lombardia, voto ad oggi non realizzato per questioni, ritengo, non tecniche o organizzative ma di altro livello. L’Italia, diciamolo pure, al momento non ha in agenda un allineamento con il mondo in tema di eVoting/iVoting, mentre di certo sta facendo il possibile per recuperare posizioni in termini di servizi eGov. Sulla scia della Lombardia forse anche la Puglia potrebbe darsi una regolamentazione eVoting, ma non mi faccia dire troppo…per scaramanzia.

L’articolo 48 della Costituzione italiana con l’ammissione del diritto di voto per i residenti all’estero, dunque per corrispondenza, ha già effettuato una “scelta” fra effettività del voto e segretezza, scegliendo l’effettività. È realistico pensare di poter adottare in Italia l’iVoting in sostituzione al voto per corrispondenza?

Il voto rappresenta il momento supremo in una società democratica, poiché mediante la sua espressione si sancisce il trasferimento della sovranità dal popolo a coloro che da esso saranno designati come suoi rappresentanti. È facilmente comprensibile, dunque, che tale processo necessiti di garanzie e attenzioni, stante la sua rilevanza.

Per tali ragioni, personalmente, in ambito pubblico porto avanti soluzioni solo di eVoting, intendendo il termine nella sua declinazione di seggio classico di voto ma informatizzato, ove l’elettore non trova la carta ma si fa identificare con carta di identità elettronica, carta nazionale dei servizi o SPID e poi vota con touchscreen. Ma sempre alla presenza di pubblici ufficiali, magari ridotti di numero rispetto ad oggi. Con pubblicazione immediata dei dati online alla chiusura di tutti i seggi, locali o nazionali che siano. Non è fantascienza. La tecnologia mondiale di miglior livello è oggi questa. Il tutto in perfetta sicurezza, assicurata dall’uso di sistemi di crittografia ed il transito di dati nel Sistema Pubblico di Connettività. Esattamente come abbiamo fatto nelle sperimentazioni di Salento eVoting.

Al di là di queste mie idee, però, in molti Paesi l’iVoting esiste, è ben regolato e funziona, ma ritengo che ciò sia possibile solo perché in quei luoghi vi è una tradizione democratica e di civiltà diversa rispetto alla nostra. Occorre sempre essere molto attenti ai contesti, motivo per il quale ogni operazione di eVoting o iVoting non può prescindere da analisi sociologiche approfondite.

Secondo Lei quali sono in Italia gli ostacoli che impediscono una certa innovazione e revisione dei processi elettorali, i quali - sullo sfondo dello sviluppo tecnologico della nostra società contemporanea - sembrano sempre più urgenti?

Le rispondo con un caso concreto. In estate ho avuto l’onore di partecipare ai lavori di modifica del Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005), nostra “bibbia” di settore, nell’ambito della consultazione della società civile coordinata dall’amica Fernanda Faini, Presidente del Circolo dei Giuristi informatici, su incarico dell’on.le Paolo Coppola. In tale ambito ho proposto e Fernanda si è fatta grande portavoce, l’inserimento nel CAD del voto elettronico, ma così non è stato, in fase finale di deliberazione della riforma. Consideri, ancora, che il CAD, in base al suo art. 2, non è applicabile alle “consultazioni elettorali”, privando quindi il nostro Paese di uno strumento normativo formidabile, invece, per realizzarle elettronicamente. L’unica finestra di “libertà informatica” in tema di voto sono ancora i referendum consultivi a livello locale che non necessitano di autorizzazioni prefettizie o ministeriali né di copertura legislativa. E in questa direzione occorre ancora battere, per tentare di stimolare il confronto civico sul tema, nell’attesa di un cenno legislativo.

Per converso, nell’art. 8 del nuovo CAD è stata inserita e valorizzata la locuzione “cultura digitale”, ancora non realmente esistente in Italia. Il vero sforzo sarà questo, motivo per il quale è in fase di attivazione presso l’Università del Salento il Mediterranean Observatory on Digital Culture and Tourism - MODiCT, che avrò il piacere di coordinare e che, tra le sue funzioni, ha proprio quella di declinare in Italia e nel contesto mediterraneo il concetto di “cultura digitale”.

La politica prima o poi si renderà conto della necessità di mettersi al passo con il mondo sotto il profilo eVoting, ma se non abbandoniamo in Italia la “cultura analogica” non ce la faremo mai.

Pensi che ad oggi la carta è vietata nelle Pubbliche Amministrazioni in base all’art. 40 del CAD, ma nessuno lo sa e, se si sa, si nicchia. Penso che, in ogni caso, a breve le sanzioni scritte da virtuali inizieranno a divenire reali. E le sanzioni ci sono, come anche gli switch-off di legge per il totale passaggio ad una gestione digitale dei documenti della Pubblica Amministrazione.

A Suo avviso la soluzione dell’iVoting è valida per quelle associazioni o istituzioni che vogliono garantire ai loro soci di votare, anche se si trovano lontani dal seggio?

La soluzione iVoting, quindi con tecnologie internet (mobile, smart tv, pc, ecc.) si presta innanzitutto agli enti privati (associazioni e società in primis). In Italia e nel mondo abbiamo ottime aziende operanti nel settore, come POLYAS. Ho visionato in prima persona i prodotti di alcune aziende e sono sviluppati con grande attenzione soprattutto alla sicurezza informatica e al rispetto dei principi democratici e normativi in genere.

Come detto, in ambito pubblico non sono invece particolarmente favorevole all’iVoting: e se a casa un elettore ha una pistola alla tempia che lo costringe a votare in un modo specifico chi se ne accorge? Un dubbio semplice al quale non è facile trovare una risposta in grado di resistere a contestazioni giuridiche.

Focalizzandoci sul Suo progetto innovativo “Salento eVoting”, qual è stata la prima risposta degli elettori alla nuova modalità di voto? Attraverso quali canali avete raggiunto gli aventi diritto al voto? Il voto elettronico ha incrementato la partecipazione elettorale?

Ora le strappo un sorriso. Come detto, una sperimentazione è stata condotta in due paesi della Provincia leccese, con una buona porzione di popolazione anziana. Ma agli info day che abbiamo organizzato gli anziani erano i primi a venire con la tessera elettorale in mano al grido di: “voglio votare, voglio votare!”. Ovviamente non era il momento di votare ma solo di sperimentare il macchinario. E nessun anziano ha avuto problemi nel comprenderne il funzionamento.

La popolazione è sempre stata coinvolta con strumenti e strategie di comunicazione mirate ai singoli territori. Mi spiego. Se si fa una sperimentazione a Milano è lecito spingere molto sui social e magari una APP di disseminazione. Se la si fa in provincia è giusto spingere su tecniche classiche: lettera del Sindaco a casa, info day, distribuzione di materiale in eventi comunali con forte presenza della cittadinanza. Un’esperienza questa, di studio sociale e mediale, che ho imparato in Messico e Brasile, dove il Governo arriva a regalare palloni da calcio ai capo-famiglia perché poi convincano i familiari a votare e a non avere timore dell’eVoting.

Tornando ai dati salentini, da contraltare al forte senso civico e alla voglia di sperimentare degli anziani, abbiamo invece assistito a numeri bassi di votanti tra i giovani, probabilmente poco attratti, nel 2013, dall’esercizio del diritto di voto. Anche utilizzando device evoluti. È un dato negativo quello appena raccontato, ma un dato prezioso per noi. La tecnologia non è in grado di superare lo scollamento dalla politica. Occorre quindi partire dal sanare questo. Gli strumenti elettronici per un voto certo, sicuro, segreto, trasparente ci sono, ma divengono secondari nel processo di crescita del sistema Italia.

Vi sono altre considerazioni o commenti che vorrebbe condividere in questa sede?

Una mia lettera sotto l’albero: che l’Italia si allinei con il mondo più evoluto, sia sotto il profilo dei servizi digitali al cittadino, e mi sembra che non manchi molto per soluzioni splendide ed innovative, anche uniche nel panorama internazionale, che sotto il profilo eVoting/iVoting. L’appartenenza ai club mondiali (G8, G20 ecc.) non deve essere una stelletta puramente economica, ma di civiltà e di democrazia…digitale!