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Intervista ad Eduard Natale sul voto online in Italia

12 dicembre 2016 -  Democrazia digitale in Italia, adozione e sicurezza del voto online. Abbiamo parlato di questo e molto altro con Eduard Natale, software architect esperto nella realizzazione di test hardware su decoder digitali.
 

Partiamo da te: quali sono i motivi e le ragioni che ti hanno portato a  lavorare nel campo dell’ingegneria informatica?

Quando mi sono iscritto all’università ho tenuto conto sia delle mie passioni sia delle esigenze del mercato, fortunatamente hanno coinciso. Il settore dell’informatica è tuttora in espansione, spaziando dalla sicurezza informatica fino alle architetture cloud, di cui mi sono anche occupato nella mia carriera. Sono consulente per Sky Italia e mi sto occupando della realizzazione e manutenzione di architetture software per la realizzazione di test hardware su decoder digitali. Sto gestendo con alcuni miei vecchi colleghi un progetto di Social Innovation (denominato S2-Move: Smart and Social Move) finanziato dal Ministero dell’Istruzione il cui obiettivo è offrire servizi di mobilità intelligente ai cittadini. In passato mi sono occupato di sicurezza, investigando su tecniche di Anomaly Detection in Internet.

Secondo te l’avvento delle tecnologie e la loro integrazione sempre più “simbiotica” nella vita degli individui porta alla necessità di cambiare le modalità di esercizio della democrazia?

Nelle varie epoche si è sempre parlato di avvento di nuove tecnologie, le quali inevitabilmente hanno portato a cambiare le modalità di interazione degli individui stessi nella società, degli individui con il lavoro, ma anche nella politica. Dunque io vedo il cambiamento nelle modalità di espressione del voto come una naturale evoluzione del corso delle cose, a patto che vi sia chiaramente una decisione politica di base di rinnovamento.

Che cosa pensi della sicurezza del voto elettronico online? Votare online è più o meno sicuro del voto presso il seggio elettorale? Possiamo davvero comparare le due modalità?

Possiamo declinare il termine “sicurezza” sotto differenti aspetti. C’è sicurezza al fine di evitare intrusioni non autorizzate, consistenza e integrità delle informazioni, oppure sicurezza da un punto di voto incondizionato, voto non ambiguo e garanzia della libertà di voto.

Nel primo caso si valuta la capacità di quantificare il numero di voti e catalogare ciascun voto in maniera corretta. Questo problema si verifica tuttora con la “vecchia” modalità di voto, dunque tutto sta nella qualità infrastrutturale della piattaforma informatica di voto che dunque, potenzialmente, sarebbe più sicura. Non esiste sistema informatico totalmente invulnerabile da intrusioni e attacchi informatici, ma sicuramente un’infrastruttura progettata in modo da essere quanto più resiliente può mitigare e arginare questo problema, anche utilizzando tecniche note e sulle quali il mondo della ricerca è in costante attività. Nel secondo caso il voto può essere “pilotato” sia utilizzando una piattaforma informatica sia con il metodo “tradizionale”, dunque credo ci sia un’assoluta ambivalenza in questo. D’altro canto invece, con la modalità di voto attraverso piattaforme informatizzate possono scomparire le ambiguità di voto che, invece, sarebbero soggette ad interpretazione se sono l’occhio e il cervello umano a dover valutare.

Negli USA, in Gran Bretagna e in Germania, il voto elettronico online è già diffuso da anni. Quali sono le ragioni che portano l’Italia ad avere in questo campo un certo “ritardo”?

Bisogna introdurre qualcosa che superi problemi già presenti nella vecchia modalità di voto ed evitare di introdurne di nuovi. Di base, sicuramente staticità rispetto ai cambiamenti e scarsa volontà politica, ma anche impreparazione rispetto ad una evoluzione tecnologica non banale. Allo stato attuale non vi è una modalità di voto elettronico universalmente valida e accettata in tutti i Paesi. Ciascun Paese ha adottato una modalità di voto elettronico differente, magari ibrido (cartaceo/elettronico). In USA si utilizza l’Internet voting nelle elezioni politiche, in Svizzera anche nei referendum locali. La diffusione non è massima del resto. Va considerato che l’uomo generalmente non si fida di un meccanismo di cui non ha controllo e ancora di più di qualcosa (un sistema informatico complesso) che non comprende a pieno.

Si tratta probabilmente di una questione di tempo, di volontà politica, di volontà di rinnovamento e cambiamento (che spaventa grossa parte del popolo italiano), ma non solo. Difatti per aumentare il controllo e far sì che l’uomo incrementi la propria fiducia nella macchina, deve necessariamente capire come funziona o quanto meno debba fidarsi di chi lo propone. Ciò risulta meno difficile se il sistema informatico di voting è open source (con tutti i suoi vantaggi), a maggior ragione poi se diffuso su grossa scala e per votazioni di un certo peso.  In ogni caso, è fondamentale far sì che il gestore della piattaforma garantisca i principi base del diritto di voto e acquisisca la fiducia da parte degli elettori, attraverso un sistema di certificazione del voto garantito.

La società italiana di oggi è pronta ad accogliere forme di partecipazione politica differenti da quelle tradizionali? 

Il cambiamento di una piccola-media azienda avviene con piccole innovazioni a piccoli passi. La società italiana ha bisogno di decisioni politiche sicure che vengano attuate nel tempo, passo dopo passo. Ciò che ostacola il cambiamento è spesso il livello di tensione tra i rappresentanti politici e conflitti di interesse, che bloccano l’Italia nel prendere decisioni nette. A questo, si aggiunge la difficoltà di cambiamento che spaventa spesso il popolo italiano.
Allo stato attuale il livello di informatizzazione della pubblica amministrazione e della società in generale sta incrementando, nonostante in Italia non sia egualmente garantito tuttora l’accesso completo ad Internet su tutto il territorio. In Italia ci sono comunque diverse esperienze di voto elettronico in ambito privato. Nelle assemblee degli azionisti ciò è stato normato (ratificando la relativa direttiva europea) dalla Consob, garantendo il voto nelle assemblee degli azionisti. Diverse realtà hanno optato per il voto elettronico anche per una ragione di risparmio. Dal punto di vista politico, inoltre, uno dei maggiori movimenti politici italiani (il Movimento 5 Stelle) gestisce (seppure con modalità non sempre accettate da parte degli iscritti) il voto su parte delle decisioni politiche, amministrative e di statuto attraverso una piattaforma di Internet Voting certificata.

Che cos'è il voto elettronico online?

Secondo te il voto elettronico online può essere considerato una modalità di voto “ecologica”?

Sicuramente la questione ambientale è importante, ma mi limiterei in questa fase di “cambiamento” a porla su un piano secondario rispetto ai problemi (di natura politica e sociale da un lato, di natura tecnologica dall’altro) che vanno risolti per poter approdare definitivamente su sistemi di voto online. L’Internet voting contribuisce sicuramente alla riduzione dello spreco di risorse naturali come quelle elencate nella domanda ed è da ritenersi “ecologico”. 

Grazie mille Eduard per questo tuo prezioso intervento!